In questi giorni di pandemia e crisi economiche e sociali la CMON sgancia la bomba attesa ormai da anni, quando per la prima volta saltò fuori che Blood Rage prima e Rising Sun poi altro non erano che rispettivamente il primo ed il secondo capitolo ludico di una trilogia.
Ankh: Gods of Egypt è appunto questo: il terzo capitolo di una saga che ha stupito con il primo titolo e meravigliato, ha detto di molti migliorandosi molto, con il secondo titolo.
Dopo vichinghi e giapponesi, ecco arrivato il turno degli egiziani. La CMON passa quindi in rassegna il suo terzo pantheon di divinità e conclude questo suo viaggio proprio all’ombra delle piramidi. Tutti fin dai tempi delle elementari siamo sempre stati affascinati da Anubi e Ra, il culto della morte e del dio sole, i faraoni immortali figli di dei pagani e una civiltà che è riuscita a emergere e fiorire in una terra arsa dal sole e sferzata da venti caldi, così diversa dalla nostra.
Ankh: Gods of Egypt è stato ideato da Eric M. Lang, le illustrazioni e tutto il lavoro di artwork è del talentuoso Adrian Smith mentre le miniature sono dello Studio McVey.
Soltanto un Dio può rimanere.
Una citazione che non può far pensare ad Highlander, l’ultimo degli immortali, dove appunto singoli immortali si davano battaglia per uccidersi l’un l’altro ed essere i soli a rimanere in vita, degni di una ricompensa al di là di ogni immaginazione.
Come avrete ormai capito in Ankh: Gods of Egypt ogni giocatore vestirà i panni di una divinità in lotta contro gli altri per ergersi vincitore ed essere proclamato come vero Dio (dopo aver spazzato via gli altri ovviamente).
Le divinità a disposizione sono cinque inizialmente: Anubis, Amun, Ra, Isis e Osiris, ognuna dotata di poteri unici e che modificheranno le strategia dei giocatori.
Sembra proprio che ci sia da menare le mani. Ma alle divinità come tutti sanno non piace sporcarsi troppo le mani e quindi ecco che durante la partita sarà possibile evocare potenti guardiani (vedeteli come mercenari) in grado di aiutarci nella nostra lotta. Nella scatola base abbiamo: sfingi, mummie, mucchietti di gatti mummificati, scorpioni giganti e anche due divinità minori come Satet (rappresentata come una fanciulla armata di arco con corna da antilope) e Apep (una divinità associata ai rettili e nel gioco rappresentata da un coccodrillone che si erge dal terreno/acque).
Inoltre il controllo del territorio non è quello che le divinità desiderano. Quello al massimo è un mezzo per ottenere la vittoria. Quello che più agognano è la devozione! La devozione incondizionata di masse di credenti fedeli pronti a rivolgere loro le preghiere più segrete donando così alle divinità stesse sempre più potere. Potere necessario per sconfiggere i nemici per sempre!
Approfondiremo le regole in un articolo dedicato visto che sono complesse e meritano davvero un articolo a parte che possa sviscerarle, almeno in questa loro versione work in progress.
Una cosa però vogliamo già da subito anticiparla perché ci ha colpito per originalità. Ci sarà la possibilità di modificare i confini delle regioni sfruttando carovane di cammelli andando di fatto a cambiare proprio la geografia della mappa cercando così di sfruttarla a proprio vantaggio!
Chi si ergerà vincitore? Chi regnerà sull’Egitto e sul regno immortale degli Dei facendo dimenticare tutti gli altri relegandoli all’oblio?
Conoscendo la CMON cinque divinità ci sembran poche. Inoltre le divinità egizie maggiori ed interessanti che mancano all’appello sono davvero tante: Atum, la divinità principale padre del mondo, Tefnut, la dea con la testa da leonessa, Geb, rappresentazione del binomio terra-animali, e naturalmente Set, super cattivo per eccellenza del pantheon egizio.
Brillante anche l’idea di arruolare divinità minori che quindi sarebbero anche rimaste fuori dal gioco a scapito delle più importanti o semplicemente più famose!
Progetto Kickstarter: Ankh: Gods of Egypt